fatturazione elettronica

La fatturazione elettronica e indicazioni del Garante.

Il Garante della Privacy Italiano emanò, dopo poco più di un mese dall’entrata in vigore della fatturazione elettronica, un provvedimento che di fatto la bocciava, sottolineando le sue incongruenze in ambito privacy.

Il Garante, dopo aver condotto diversi e rigorosi rilievi sul tema, lamentò il fatto che nessuno lo avesse interpellato durante il procedimento di formulazione della norma; inoltre, indicò le criticità più rilevanti della fatturazione elettronica. A seguito di tale intervento si è innescato un vero e proprio braccio di ferro fra l’autorità Garante e l’amministrazione finanziaria; questo ha portato, fra l’altro, all’esclusione dell’obbligo della fatturazione elettronica per le prestazioni in ambito sanitario.

Il collegato fiscale alla manovra di bilancio 2020 pone termine alla diatriba tra organi dello Stato, di fatto rimandando al mittente i rilievi formulati. I file XML delle singole forniture e tutti i dati negli stessi contenuti (compreso il c.d. corpo della fattura), saranno memorizzati e conservati nell’anagrafe tributaria fino al 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione di riferimento; indipendentemente dall’adesione o meno ai servizi di consultazione della fatturazione elettronica dell’Agenzia da parte del contribuente.

LE MOTIVAZIONI DI QUESTA SCELTA

La ragione di tale scelta è da attribuire al tentativo di contrastare l’evasione fiscale. Dunque, indipendentemente dalla decisione dei contribuenti, l’intero contenuto delle loro fatture elettroniche, sia emesse che ricevute, sia presenti che future, verrà memorizzato nell’anagrafe tributaria e utilizzato per accertamenti fiscali ed altre tipologie di indagini.

La norma zittisce le discussioni fra chi riteneva utile non aderire ai servizi di consultazione delle fatture  e chi la riteneva utile per il contribuente. E mette fine altresì ai contrasti istituzionali fra l’autorità Garante e l’amministrazione finanziaria.

Durissima la reazione del Garante; nella nota del 14 ottobre 2019 ha respinto le accuse della parte politica che accusa la normativa di ostacolare la repressione all’evasione fiscale. Il Legislatore italiano, accogliendo le indicazioni del Garante avrebbe potuto rispettare le prescrizioni del GDPR e perseguire l’obiettivo della repressione della frode fiscale.

Ma, purtroppo, così non è stato.

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